Ci è stato chiesto da un lettore di precisare meglio cosa siano realmente i Trigger Points.
I Trigger Point, sono dei punti dolenti all’interno dei nostri muscoli o nella fascie muscolari , non causati da un trauma acuto, infiammazione, degenerazione, neoplasie o infezioni. Il dolore può essere riferito ad un nodulo o a tutta la bandelletta contratta (tendine comune di due muscoli), e può generare una “local twitch response”, cioè una contrazione involontaria provocata dalla stimolazione del punto trigger. La palpazione del punto trigger riproduce la sensazione di dolore avvertita dal paziente, che può essere riferito in alcune zone tipiche di riferimento per ogni trigger point ed il dolore non può essere spiegato da una valutazione neurologica. Detto cosí sa un pó di magia, ma vi assicuriamo che si tratta di una cosa molto seria e per niente magica, che peró attanaglia spesso i nostri pazienti con dolori quasi mai diagnosticati correttamente. Per cui si iniziano perigrinazioni in diversi contesti sanitari e periodi lunghi di farmaci antidolorifici ed antiinfiammatori senza alcun effetto, se non parziale o temporaneo.
Ci capita spesso di vedere situazioni come queste, con una lunga storia che spesso riusciamo ad interrompere con l’uso accorto di un ago di agopuntura.
È bene peró precisare che i Trigger Point possono essere distinti in attivi e latenti.
Un Trigger Point attivo genera dolore riferito senza bisogno di andare ad effettuare una stimolazione diretta sul punto . Per esempio, una persona potrebbe avere un dolore in zona cranio-oculare a causa della presenza di un trigger point attivo nel muscolo trapezio. Non provocherà dolore diretto nel trigger point ma un dolore forte e riferito a distanza. Lo stesso dolore verrà provocato quando il fisiatra stimolerà il punto trigger ed il paziente percepirà quindi il dolore tipico di quella determinata zona.
Un Trigger Point latente, invece, è asintomatico poichè non provoca dolore nè localmente nè riferito a distanza ,ed eventualmente il dolore riferito sarà avvertito dal paziente solamente quando il tfisiatra stimolerà il trigger point. I sintomi dei Trigger Point latenti, quando vengono stimolati, sono gli stessi che sono presenti in caso di Trigger Point attivi.
E’ evidente quindi che un trigger point attivo può dare delle limitazioni delle attività e della partecipazione, quindi il paziente sofferente cercherà di risolvere il problema, poichè lo limita nella sua vita quotidiana. Un trigger point latente, non provocando sintomi, non spingerá il paziente ad accedere con urgenza alle cure.É sempre peró bene riuscire, nel corso di un trattamento specifico, ad individuare tutti i punti trigger presenti, cercando di spegnerli o disattivarli tutti. La tecnica che noi utilizziamo per farlo è il Dry-needling. Il Dry Needling è una tecnica molto efficace, riservata per normativa al Medico formato, che ha effetto sui Trigger Point Miofasciali . I Trigger Point Miofasciali indicano una condizione patologica dolorosa dei muscoli scheletrici: le fibre muscolari cambiano, si accorciano e rimangono in contrazione a causa di un carico muscolare scorretto od eccesssivo, compromettendo l’apporto di ossigeno e di nutrienti al muscolo stesso. Attraverso la stimolazione diretta di questi punti con aghi sterili e monouso, si riduce la sensibilizzazione , incrementando anche la vascolarizzazione. Si avrà dunque uno spasmo involontario, detto anche Twitch Response, della bandelletta tesa descritto dal paziente con diverse espressioni tipiche e ricorrenti, seguito da una sensazione di rilassamento: in questo modo lo stato di tensione locale viene ridotto in maniera duratura. Ma nel prossimo articolo indagheremo su curiositá molto suggestive, relative a questa tecnica medica molto innovativa ed efficace in mani esperte.
Domenico Uliano – medico fisiatra
Centro di Riabilitazione e fisioterapia
Kinesis – Campobassso